Secondo dati ufficiali, le importazioni di oro dalla Svizzera verso gli Stati Uniti hanno raggiunto a marzo il loro massimo in tredici mesi, con 25,5 tonnellate metriche. L’oro che i commercianti svizzeri hanno esportato negli Stati Uniti per paura che fosse colpito dai nuovi dazi di Washington sta tornando in Svizzera, secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters.
Scambi d’oro USA-Svizzera in subbuglio: importazioni record e fughe dai magazzini dopo i dazi Trump
Secondo i dati ufficiali, le importazioni di oro dal Paese negli Stati Uniti hanno raggiunto a marzo il loro massimo in tredici mesi, con 25,5 tonnellate metriche, contro le 12,1 tonnellate registrate a febbraio. Al contrario, le esportazioni di oro dal Paese europeo verso gli Stati Uniti sono diminuite del 32% su base annua, attestandosi a 103,2 tonnellate.
Secondo i dati pubblicati da Comex, parte del Gruppo CME, i magazzini statunitensi hanno registrato, per la prima volta in quattordici mesi, otto giorni consecutivi di uscita di oro. Allo stesso modo, il premio sui futures statunitensi è diminuito a causa di un importante squilibrio.
Dopo l’annuncio dei nuovi dazi da parte di Donald Trump, tra dicembre e marzo i commercianti svizzeri hanno inviato oro, argento e platino per un valore di oltre 74,4 miliardi di euro ai magazzini di Comex.
Tuttavia, l’esclusione dei metalli da parte di Washington dai dazi reciproci due settimane fa ha provocato il congelamento delle spedizioni di questi materiali verso gli Stati Uniti, e ora il flusso si sta invertendo verso la Svizzera.
Dal 4 aprile, quando è stato registrato un massimo storico di 45,1 milioni di once troy nelle scorte d’oro del Comex, la tendenza è scesa di 1,5 milioni di once, con un valore di 4.464 milioni di euro, fino a 43,6 milioni.
Va notato che, dalla rielezione di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti, l’oro immagazzinato dal Comex ha iniziato a salire dai 17,1 milioni di once di novembre.
Secondo un portavoce di una raffineria svizzera consultato da Reuters, l‘uscita di capitali dagli Stati Uniti sarà comunque “modesta”, poiché l’oro immagazzinato lì continua a fungere da copertura contro l’attuale incertezza che affligge gli attori internazionali riguardo al commercio con Washington.