Cosa fare in caso di puntura di zecca: come rimuoverla correttamente

  • Le zecche possono trasmettere malattie ai nostri cani, ma anche alle persone.

L’arrivo della bella stagione invita a godersi l’aria aperta e a svolgere attività a contatto con la natura, il che rappresenta un’ottima opportunità per migliorare il nostro benessere fisico ed emotivo e, inoltre, per trascorrere più tempo con i nostri cani.

Zecche: il pericolo invisibile delle passeggiate all’aria aperta

Con l’arrivo della bella stagione, molti italiani si riversano nei parchi e nei sentieri di montagna, ignari di un pericolo piccolo ma insidioso: le zecche. Questi parassiti, spesso associati agli animali domestici, rappresentano una minaccia concreta anche per l’uomo, potendo trasmettere malattie gravi come la borreliosi di Lyme e l’encefalite da zecche.

In Italia, la scarsa conoscenza di queste patologie ha portato alla nascita di associazioni come Lyme Italia ODV, fondata da pazienti e familiari di chi combatte ogni giorno con gli effetti debilitanti della malattia di Lyme cronica. L’obiettivo è duplice: da un lato sensibilizzare la popolazione, dall’altro spingere le istituzioni sanitarie a riconoscere la complessità di questa infezione spesso sottodiagnosticata.

La corretta gestione di una puntura di zecca richiede attenzione e tempestività. Gli esperti consigliano di utilizzare apposite pinzette a forma di L, afferrando il parassita il più vicino possibile alla pelle ed estraendolo con un movimento deciso ma delicato. È fondamentale evitare rimedi fai-da-te come alcol, olio o calore, che potrebbero peggiorare la situazione stimolando la zecca a rigurgitare sostanze infette nel circolo sanguigno.

Una volta rimossa, la zecca andrebbe conservata in un contenitore chiuso, mentre la zona della puntura deve essere disinfettata e monitorata per 30-40 giorni. La comparsa di un alone rossastro che si espande (eritema migrante) o sintomi come febbre, mal di testa e dolori articolari richiede immediato consulto medico. Purtroppo, molti casi sfuggono alla diagnosi iniziale, per poi manifestarsi mesi dopo con problemi articolari, neurologici o cardiaci di difficile gestione.

Le regioni italiane più a rischio includono il Trentino-Alto Adige, nota per i casi di encefalite da zecche, la Liguria, il Friuli-Venezia Giulia e l’Appennino tosco-emiliano. La prevenzione resta l’arma più efficace: abiti chiari e coprenti, repellenti specifici e un’attenta ispezione del corpo dopo ogni escursione possono fare la differenza.

Per chi volesse approfondire o cercare supporto, Lyme Italia ODV offre informazioni scientificamente validate e un punto di riferimento per chi affronta le sfide di questa complessa patologia. Nel dubbio, comunque, il consiglio è sempre lo stesso: rivolgersi al proprio medico di fiducia ai primi segnali d’allarme.

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