Quello che sembrava un dibattito senza soluzione aveva la risposta nella storia, nella scienza… e nel buon senso. Da secoli combattiamo battaglie di ogni tipo e in alcuni casi la risposta è passata inosservata tra le dispute delle parti in causa. Tra questi dibattiti ce n’è uno che sembra non finire mai, perché entrambe le fazioni hanno le idee chiare. Ci riferiamo alla carta igienica e al modo corretto di appenderla. Se ci sono voluti decenni per ottenere un progresso significativo nel rotolo, è logico che la polemica sia durata così a lungo. La cosa curiosa è che la risposta era lì fin dall’inizio.
Una “guerra” lunga un secolo e mezzo
L’eterna disputa su come deve essere appeso la carta igienica (con il foglio “sopra” o “sotto” il rotolo) ha generato opinioni contrastanti, discussioni familiari e persino accese discussioni. Chi preferisce il metodo “sopra” adduce ragioni pratiche e igieniche: è più facile individuare l’estremità della carta, riduce il rischio di contatto con la parete (e quindi con i germi) ed è visivamente più ordinato.
Dall’altra parte, invece, i sostenitori del “sotto” invocano un aspetto più discreto e il fatto che, ad esempio, rende più difficile per gli animali domestici o i bambini in casa srotolare l’intera carta.
Un’invenzione illustrata. Tuttavia, tutta questa controversia sembra aver trovato una risposta ufficiale in un luogo inaspettato: un documento di oltre 130 anni fa. Nel 2015, lo scrittore Owen Williams ha recuperato un’immagine storica dall’archivio di Google Patents che mostrava il brevetto registrato nel 1891 da Seth Wheeler, nientemeno che l’inventore della carta igienica perforata.
In esso è chiaramente illustrato come deve essere appeso il rotolo: sopra il rotolo (immagine sotto). Il brevetto, registrato dalla Albany Perforated Wrapping Paper Company, include diagrammi inequivocabili in cui la carta viene srotolata dalla parte anteriore.
Le ragioni di Wheeler. L’inventore non solo brevettò il concetto di carta perforata nel 1871, ma, due decenni dopo, perfezionò il design in rotolo, con l’intento di ridurre al minimo gli sprechi e facilitarne l’uso senza bisogno di complicati portarotoli.
Il suo obiettivo era l’efficienza, non alimentare dibattiti infiniti: “Il mio rotolo migliorato può essere utilizzato sui supporti più semplici”, scrisse nel testo del brevetto. Nella sua concezione originale, la carta doveva cadere in avanti per facilitare lo strappo individuale dei fogli perforati, evitando così srotolamenti accidentali o sprechi inutili.
La scienza in soccorso
Ci sono altri dati che confermano che i “pro-sopra” hanno ragione. Anche la scienza sostiene questa orientazione per ragioni puramente sanitarie. Secondo quanto spiegava il dottor Christian Moro, professore di scienze della salute alla Bond University, appendere la carta con il foglio sopra riduce il rischio che gli utenti tocchino la parete posteriore del supporto quando cercano l’estremità del rotolo, il che può minimizzare la diffusione dei batteri.
Moro ha ricordato che tra i potenziali agenti di contagio che si possono trovare nei bagni ci sono lo streptococco, lo stafilococco, l’E. coli e i virus del raffreddore comune, tutti in grado di trasmettersi attraverso il contatto con superfici contaminate. Evitare che le mani entrino in contatto inutile con la parete o il supporto del rotolo è quindi una misura semplice ma efficace per ridurre il rischio di infezione negli spazi condivisi.
Un’invenzione… da rivedere? Al di là del dibattito su come debba essere posizionato, negli ultimi anni ne sono apparse altre relative all’invenzione. Come spiegava il New York Times in un articolo, sebbene la sua invenzione abbia rappresentato all’epoca un miglioramento tecnico rispetto ai metodi precedenti (che includevano, attenzione, fogli, conchiglie, bastoncini con spugne o persino ceramiche riutilizzabili), la persistenza del suo uso rivela meno un’efficacia funzionale che una resistenza culturale ad abbandonare ciò che è familiare.
Qui entra in gioco la pandemia di Covid-19, momento in cui la carta igienica ha acquisito un protagonismo insolito: non per la sua utilità medica, ma come simbolo di controllo di fronte al caos. L’isteria collettiva ha portato a svuotare gli scaffali, ignorando che né l’approvvigionamento era minacciato né la carta era la soluzione più igienica. E nonostante ciò, gli esperti concordano sul fatto che è ben lungi dall’essere l’opzione più pulita o salutare.
Le prove. Il Times ha spiegato che i ricercatori nel campo delle malattie infettive e della salute del colon-retto concordano sul fatto che l’uso esclusivo della carta non garantisce un’adeguata pulizia e può, infatti, provocare irritazioni e favorire la trasmissione di malattie. Tra gli agenti patogeni che possono sopravvivere nei residui fecali mal eliminati ci sono i germi e i batteri di cui abbiamo parlato prima, che sono responsabili delle infezioni urinarie.
Sono state persino rilevate tracce dello stesso coronavirus nelle feci umane. Secondo il dottor H. Randolph Bailey, chirurgo colorettale di Houston, molti disturbi anali che osserva in ambulatorio derivano da una pulizia eccessiva o dall’uso di prodotti inadeguati, come salviettine umidificate con profumi e sostanze chimiche irritanti.
L’acqua come soluzione
Qui si apre un dibattito parallelo, sicuramente più acceso. Il motivo? Il metodo più igienico, secondo molti specialisti, è il risciacquo con acqua, tramite bidet o simili. In Giappone, ad esempio, i WC intelligenti con getti d’acqua tiepida sono la norma, mentre in Occidente la loro diffusione è ancora marginale. Le ragioni non sono tecniche né economiche (oggi esistono soluzioni compatte e accessibili), ma piuttosto culturali.
Il rifiuto del bidet è stato storicamente associato a pregiudizi di pudore, licenziosità o persino a ridicoli malintesi come quello verificatosi durante la seconda guerra mondiale, quando i soldati americani scoprirono i bidet nei bordelli francesi, rendendoli oggetti “sospetti”. L’aneddoto di una turista americana che lo scambiò per una vasca per bambini illustra fino a che punto il disagio nei confronti dell’ignoto abbia frenato la sua diffusione, anche in Francia, dove era originariamente comune.
O salviette. Negli ultimi tempi è emerso un “piano C” contro i fondamentalisti del rotolo o dell’acqua: le salviettine umidificate. Il problema è che questo ha portato con sé conseguenze ambientali. Il loro accumulo nelle reti fognarie, combinato con grasso e rifiuti, ha causato enormi ostruzioni (note nel mondo anglosassone come “fatbergs”) in grado di mandare in tilt i sistemi fognari urbani.
Da questo punto di vista, invece di migliorare la situazione, le salviette hanno aggiunto un nuovo problema a uno già esistente, alimentato da un’industria che promuove marchi con nomi come “Dude Wipes” o “Queen V”, rivolgendosi al mercato degli adulti con promesse di freschezza e modernità.
Il peso della storia. Comunque sia, e al di là delle preferenze personali, la carta igienica rimane la regina del bagno, e l’esistenza di un documento ufficiale che sostiene l’orientamento “sopra” dovrebbe porre fine a una delle discussioni più banali ma persistenti in ambito domestico.
Almeno dal punto di vista dell’inventore, appendere la carta igienica sopra non era solo logico, ma anche funzionale. E anche se il contesto è cambiato, direi che c’è qualcosa di confortante nel sapere che anche i piccoli dilemmi quotidiani hanno una radice storica che può essere risolta con un semplice foglio di carta… brevettato nel 1891.