Architetto, soprattutto urbanista. Sono stato dirigente comunale, docente universitario, professionista. Nei miei 75 anni ho visto la nostra realtà, prevalentemente agricola, dare origine a un sistema industriale manifatturiero di prima importanza. E sul nostro territorio e sulla nostra città ho visto attuarsi le colossali trasformazioni necessarie a realizzare le case, i posti di lavoro, le infrastrutture, i servizi richiesti dai rivoluzionamenti sociali ed economici.
La sorte mi ha concesso di essere non solo spettatore di quegli eventi epocali, ma di prendervi parte attiva, lavorando al fianco di grandissimi amministratori, che ebbero la visione e seppero mobilitare la forza politica per sottomettere all’interesse pubblico processi altrimenti soverchianti, ricercando sopra ogni altra cosa la miglior qualità e il miglior funzionamento della città che tanto rapidamente veniva costruendosi.
Da ormai quindici anni non ritrovo più il primato dell’interesse pubblico nelle politiche urbane e territoriali della nostra città, che vedo troppo attente alle richieste dell’imprenditoria delle costruzioni e delle iniziative immobiliari, indifferenti o avverse alle istanze di cittadini e società civile, e sistematicamente sottratte al confronto democratico.
È indispensabile un sostanziale rinnovamento nella guida della città. Modena deve voltare pagina.