Un team di scienziati britannici ha scoperto impronte giganti lasciate da iceberg sul fondo del Mare del Nord. Una nuova scoperta archeologica sul fondo del Mare del Nord, guidata da scienziati britannici, ha rivelato impronte giganti causate da iceberg di dimensioni colossali 18.000 anni fa. Questa scoperta non solo amplia le nostre conoscenze sull’archeologia subacquea, ma offre anche indizi sul futuro dell’Antartide.
Tracce di ghiaccio millenarie: archeologia in fondo al mare
Durante l’ultima era glaciale, vaste masse di ghiaccio coprivano non solo la Gran Bretagna e la Scandinavia, ma anche una parte del Mare del Nord. Quello che oggi è sott’acqua, allora era terraferma o ghiaccio galleggiante.
Secondo gli studi, il livello del mare era molto più basso e enormi iceberg grandi come intere città si spostavano lentamente sul fondo marino.
Di quel movimento sono rimaste tracce profonde, che sono state rilevate grazie a studi sismici originariamente condotti per cercare gas e petrolio.
“Quello che abbiamo trovato sono state tracce di erosione che si estendevano per chilometri, nascoste sotto strati di fango marino, formate da blocchi di ghiaccio larghi fino a 10 chilometri”, ha spiegato James Kirkham, uno degli scienziati del British Antarctic Survey.
La scoperta che collega l’antichità alla crisi climatica
I segni trovati dal team britannico non sono importanti solo per la loro antichità. La vera rivelazione è che potrebbero servire da modello comparativo per ciò che sta accadendo attualmente in Antartide.
“Gli iceberg che hanno lasciato queste tracce sono molto simili a quelli che oggi si staccano dalle piattaforme di ghiaccio antartiche, come l’A68a o l’A23a”, hanno osservato i ricercatori.
Il team ha scoperto che i segni, originariamente diritti ed estesi, sono diventati più stretti e curvi, il che suggerisce che gli enormi iceberg si spezzavano in parti più piccole man mano che avanzavano.
Questo modello è già stato osservato in Antartide nel 2002 con la piattaforma Larsen B e più recentemente nel 2021 con la rottura dell’A68a.
“Questo tipo di erosione del fondale marino è un chiaro segnale della progressiva disintegrazione delle masse di ghiaccio, un fenomeno che potrebbe ripetersi oggi con conseguenze globali”, hanno avvertito.
Questa scoperta archeologica sottomarina, pubblicata sulla rivista Nature Communications, offre più che semplici dati sul passato: funge da avvertimento per il futuro.
Se la storia si ripete, lo scioglimento dei ghiacci in Antartide potrebbe accelerare e, con esso, l’innalzamento del livello del mare.