Per decenni, la foresta amazzonica è stata considerata la principale fonte di ossigeno del pianeta. Ma un geografo brasiliano chiarisce che questo titolo spetta in realtà agli oceani. L’idea che la foresta amazzonica sia il “polmone del mondo” si è diffusa ampiamente nel corso del XX secolo e persiste ancora nell’immaginario popolare. Questa metafora, sebbene potente, non corrisponde ai dati scientifici più recenti. Secondo gli esperti, la maggior parte dell’ossigeno che respiriamo proviene dagli oceani, non dalle foreste tropicali. In un’intervista a Portal Amazônia, il professore di geografia e ricercatore Antonio Fábio ha chiarito la questione e spiegato il vero ruolo dell’Amazzonia nell’equilibrio ecologico globale. Secondo lui, l’origine dell’espressione risale a un’epoca in cui si sapeva poco dei meccanismi della fotosintesi su scala planetaria.
Gli oceani, i veri polmoni del pianeta
“Quello che sappiamo oggi è che oltre il 50% dell’ossigeno atmosferico è prodotto da organismi microscopici presenti negli oceani, in particolare dal fitoplancton”, afferma l’esperto.
Questi microrganismi effettuano la fotosintesi proprio come le piante terrestri, ma su scala molto più ampia, grazie alla grande estensione dei mari e alla loro produttività biologica.
Tuttavia, ciò non significa che l’Amazzonia sia meno importante dal punto di vista ambientale. Al contrario, il suo ruolo è fondamentale nella regolazione del clima, nel ciclo dell’acqua e nella cattura dell’anidride carbonica (CO₂), uno dei principali gas responsabili del riscaldamento globale.
Con circa 5,5 milioni di km², l’Amazzonia è il bioma tropicale più grande del mondo e comprende nove paesi del Sud America, la maggior parte dei quali si trova in Brasile. La regione ospita una biodiversità senza pari, con milioni di specie di piante, animali e microrganismi, molti dei quali ancora sconosciuti alla scienza.
Amazzonia: custode del clima e della biodiversità
L’Amazzonia mantiene in modo eccezionale l’equilibrio del clima regionale e continentale. Ne sono un esempio i cosiddetti fiumi volanti: masse di vapore acqueo generate dall’evapotraspirazione della foresta, che vengono trasportate dai venti e provocano piogge in regioni lontane, come il sud-est e il sud del Brasile, spiega Antonio Fábio.
Inoltre, la foresta funge da gigantesco serbatoio di carbonio. Assorbendo CO₂ dall’atmosfera, contribuisce a mitigare gli effetti del cambiamento climatico, agendo come un importante pozzo di assorbimento del carbonio.
Sebbene non sia il principale produttore di ossigeno, l’Amazzonia rimane vitale per la salute del pianeta. “È necessario abbandonare il mito dei ‘polmoni del mondo’ e riconoscere il vero valore della foresta: il suo ruolo fondamentale nella stabilità ecologica, nel mantenimento della biodiversità e nella lotta contro il riscaldamento globale”, conclude il professore.