La Cassazione chiarisce una volta per tutte: in caso di frodi bancarie, la responsabilità è degli istituti di credito

Unicredit condannata a restituire 62.300 euro a vittima di SIM swapping. La Cassazione stabilisce che la banca è responsabile dell’importo sottratto in assenza di negligenza del cliente. Le tecniche dei truffatori per sottrarre denaro si evolvono costantemente, arrivando a sostituire il numero di telefono delle vittime per impersonare i clienti stessi. Queste frodi possono portare a perdite economiche ingenti, ma una recente sentenza della Corte di Cassazione offre ora maggiore tutela alle vittime. Con una pronuncia del 12 maggio 2025, la Prima Sezione Civile ha respinto il ricorso di Unicredit, obbligando l’istituto a restituire 62.300 euro a un cliente vittima di SIM swapping. La decisione conferma quanto stabilito in precedenza dal Tribunale di Milano.

Le banche devono dimostrare l’autenticità delle operazioni

La Suprema Corte ha stabilito che quando un cliente contesta un’operazione non autorizzata, spetta alla banca dimostrare che la transazione sia stata “autenticata, correttamente registrata e non influenzata da malfunzionamenti tecnici”. La semplice registrazione dell’operazione non costituisce prova sufficiente dell’autorizzazione da parte del correntista.

Il caso risale al 2022, quando i truffatori – dopo essersi impossessati dell’email e ottenuto il duplicato della SIM – hanno effettuato 13 bonifici notturni per oltre 90.000 euro. Nonostante la vittima avesse tempestivamente cambiato le credenziali e allertato la banca, era riuscita a recuperare solo 28.000 euro. Dopo tre anni, potrà riavere il resto.

Onere della prova a carico delle banche

La Cassazione precisa che il cliente ha l’obbligo di segnalare immediatamente operazioni sospette, ma che è la banca a dover rimborsare l’intero importo in caso di transazioni non autorizzate, “a meno che non sussista grave negligenza” da parte dell’utente.

Come esempio di negligenza, la sentenza cita il caso in cui un cliente conservi il PIN insieme alla carta. Nel caso specifico, Unicredit non è riuscita a dimostrare alcuna colpa del correntista, dovendo quindi corrispondere il residuo.

Tecnologia e prevenzione

I giudici hanno sottolineato come i progressi tecnologici debbano permettere di identificare anomalie comportamentali: “Non può considerarsi normale che un cliente che non opera mai di notte effettui improvvisamente numerose transazioni per importi elevati”. Delle 15 operazioni tentate, il sistema ne aveva bloccate due per superamento dei limiti.

Intanto, per contrastare il fenomeno, le autorità stanno implementando misure come:

  • Blocco delle chiamate spoofate

  • Creazione di un registro per aziende e PA abilitate all’invio SMS

  • Filtro delle chiamate internazionali mascherate da numeri italiani

Le nuove disposizioni, attese nelle prossime settimane, mirano a ridurre significativamente queste frodi.

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