22 aprile: la liberazione di Modena

Recuperare il senso della storia significa anche recuperare il senso della vita attuale, il chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.

La consapevolezza della tragedia in cui fu coinvolto il nostro Paese per la scellerata partecipazione a una guerra a fianco dei nazisti tedeschi sembra essere oggi abbastanza vaga e remota, così come le ragioni del vivere e del morire, le idealità e le indegnità, gli atti di eroismo e gli atti di feroce barbarie che ne fecero parte. Conoscere quella tragedia e riscoprire quelle ragioni è invece essenziale per rendere omaggio a coloro cui dobbiamo la libertà di oggi, dare il giusto valore alla pace e inquadrare in un contesto di maggiori certezze la nostra esistenza.

Le azioni che portarono alla liberazione di Modena iniziarono nelle prime ore del mattino del 22 aprile 1945. I tedeschi fecero saltare la centrale telefonica alle quattro, ma alle sei alcuni reparti partigiani occuparono la questura, le carceri, il municipio e la Banca d’Italia, mentre altri partigiani provenienti da Nonantola e Castelfranco Emilia occupavano l’incrocio tra via Ciro Menotti e la Nonantolana. Intanto a sud della città alcuni reparti proteggevano l’acquedotto dalla distruzione tedesca. Nel pomeriggio il presidio tedesco all’Accademia Militare si arrese, tuttavia i combattimenti strada per strada, in particolare tra via Ciro Menotti e la via Emilia, finirono solo a sera. I modenesi pagarono per la libertà un caro prezzo: 45 caduti nei combattimenti di quel giorno.

Il 22 aprile 1945 le formazioni partigiane liberarono Modena e altri centri della provincia prima dell’arrivo delle forze alleate e questo pose fine a sofferenze inimmaginabili per tutta la popolazione modenese che aveva patito la fame e subìto molte perdite negli anni della guerra.

Non vogliamo più guerre, non vogliamo più violenza. Vogliamo vivere in pace con noi stessi e gli altri, rispettando ed essendo rispettati, aiutando e venendo aiutati, certi che nella solidarietà e nell’umanità, nella condivisione e nella partecipazione, e non nei conflitti che vengono agitati nella società possiamo trovare la chiave per risolvere i problemi di oggi.