Le terre rare sono più abbondanti di quanto si pensasse, secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università del Texas ad Austin. Hanno scoperto che le ceneri di carbone sono una fonte abbondante e accessibile di terre rare. Lantano, cerio, praseodimio, neodimio, gadolinio, terbio, disprosio… Le terre rare sono considerate metalli strategici per la loro utilità in molte tecnologie chiave odierne. Si trovano nei droni, nei motori delle auto elettriche, nelle turbine eoliche, nei dischi rigidi, negli schermi televisivi, nei telefoni cellulari, ecc. Se sono indispensabili, è grazie anche alle loro eccezionali proprietà magnetiche. Nel 2024, le riserve mondiali di questi minerali ammontavano a 110 milioni di tonnellate, secondo un bilancio dell’US Geological Survey. Una cifra che dovrebbe aumentare notevolmente nei prossimi anni, secondo i ricercatori dell’Università del Texas ad Austin. Questi ultimi hanno infatti scoperto che i depositi di ceneri di carbone contengono una grande quantità di terre rare. Una scoperta importante che potrebbe ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni…
Le ceneri di carbone, più che rifiuti industriali
Considerate a lungo rifiuti industriali, le ceneri di carbone sarebbero quindi una fonte abbondante e accessibile di terre rare. Tutti i giacimenti presenti negli Stati Uniti, derivanti in particolare dalla combustione del carbone nelle centrali elettriche e in altre infrastrutture industriali del paese, potrebbero quindi essere riutilizzati per recuperare risorse, secondo i ricercatori americani. Inoltre, secondo loro, l’estrazione delle ceneri di carbone presenta un vantaggio importante rispetto all’estrazione mineraria tradizionale.
Il processo di combustione ha già separato i minerali dal loro minerale di origine e, di conseguenza, non sono più necessarie fasi di raffinazione ad alto consumo energetico. “Questo illustra perfettamente il principio del “rifiuto trasformato in tesoro” […] Il nostro obiettivo è chiudere il ciclo, utilizzare i rifiuti e recuperare le risorse in essi contenute, riducendo al contempo l’impatto ambientale”, spiega Bridget Scanlon, coautrice principale dello studio.
11 milioni di tonnellate di terre rare negli Stati Uniti
Gli scienziati stimano che le ceneri di carbone americane contengano circa 11 milioni di tonnellate di terre rare, quasi otto volte le riserve nazionali conosciute del Paese. Un tesoro stimato in 8,4 miliardi di dollari che, secondo loro, potrebbe rafforzare l’approvvigionamento americano di minerali critici. Essi indicano che questa scoperta potrebbe ridurre notevolmente la dipendenza degli Stati Uniti dalle importazioni, come già detto, e rimodellare l’approccio americano all’approvvigionamento di minerali critici. Va notato che attualmente è la Cina a dominare il settore con 44 milioni di tonnellate. Circa il 50% delle riserve mondiali conosciute si trova in questo paese, che detiene anche il monopolio della produzione e dello sfruttamento delle terre rare.
Concentrazioni di terre rare diverse a seconda delle regioni
Pubblicato sulla rivista Springer Nature, lo studio rivela che le concentrazioni di terre rare nelle ceneri di carbone americane variano a seconda delle regioni. Quelle del bacino degli Appalachi, ad esempio, presentano la concentrazione più elevata, con una media di 431 mg/kg. Tuttavia, solo il 30% è facilmente recuperabile, indicano i ricercatori. Quelle del Powder River, invece, presentano una concentrazione più bassa con 264 mg/kg, ma circa il 70% è facilmente recuperabile. Ciò le rende un’opzione più praticabile per un recupero su larga scala. “Queste variazioni sono importanti perché determinano i giacimenti più redditizi”, spiega Bridget Scanlon. Gli scienziati sottolineano tuttavia che, sebbene questa scoperta sia promettente, c’è ancora molta strada da fare prima di poterla trasformare in una soluzione concreta.