Mentre un semplice riflesso turba le acque di un fiume dell’Alvernia, la scoperta di un giacimento aurifero stimato in 4 miliardi di euro sconvolge la vita di un agricoltore e riaccende il dibattito tra ricchezza economica e tutela dell’ambiente. Mentre passeggiava lungo i suoi terreni in Alvernia, un agricoltore è stato incuriosito da un riflesso nell’acqua di un fiume. Grattando il fango per identificarne la fonte, si è imbattuto in diverse pepite d’oro. Allertati, alcuni geologi sono stati rapidamente inviati sul posto per procedere a una valutazione del sito. Sotto la terra di Michel Dupont sarebbero sepolte oltre 150 tonnellate d’oro. Secondo l’, si tratterebbe di “uno dei più grandi giacimenti scoperti in da decenni”.
Sospesa ogni possibilità di sfruttamento
Stimato in 4 miliardi di euro, questo ritrovamento avrebbe potuto trasformare la vita dell’agricoltore. Ma solo pochi giorni dopo l’annuncio, le autorità hanno sospeso ogni possibilità di sfruttamento. Lo Stato impone la realizzazione di studi ambientali e patrimoniali prima di qualsiasi decisione: l’autorizzazione all’estrazione, strettamente regolamentata, spetta al governo e il processo potrebbe richiedere anni.
Per gli economisti, lo sfruttamento dell’oro rappresenterebbe una leva importante per l’economia locale. “Si potrebbero creare centinaia, se non migliaia di posti di lavoro”, sottolineano.
Gli ambientalisti, dal canto loro, mettono in guardia dagli impatti ecologici di tale estrazione. “Le conseguenze ecologiche dell’estrazione sarebbero disastrose”, avvertono, ricordando che “l’Alvernia è nota per la bellezza della sua biodiversità” e che “il paesaggio potrebbe essere modificato in modo permanente”.